Torta dell’Antonietta
Questa torta ha tanto da raccontare.
Unisce alcune persone, più o meno distanti tra loro, diverse per età e formazione che hanno però condiviso un percorso per poco o molto tempo con un amico che se ne è andato un anno fa.
La torta si chiama “dell’Antonietta” perchè così si chiamava la mamma di Piero.
Ho condiviso un pezzetto di strada con Piero, quando mi sono affacciata al lavoro dell’archeologo. Appena ventenne, in uno dei primi cantieri ho potuto godere di quello che poi è diventato un “divertente” fastidio ossia la sua attitudine a spiegare e parlare fino allo sfinimento di stratigrafia archeologica davanti a una parete di terra. Ricordo ancora la sensazione di pivellagine davanti alla miriade di strati che lui individuava per piccole, millimetriche variazioni… aiutarlo nel disegnarle è stata una scuola. Un’impronta che mi è rimasta per tutto il tempo che ho trascorso con una cazzuola in mano. In cambio di un po’ di pazienza la sua disponibilità era massima: ricordo che ancora non avevo un computer personale (sembrano secoli fa invece era solo 22 anni fa) e lui si è sempre dimostrato disponibile ad aiutarmi usando il suo computer per scrivere la mia prima piccola relazione di lavoro.
La torta dell’Antonietta era uno dei dolci che Piero portava in cantiere con orgoglio, sentire i mugolii di piacere dei colleghi che la mangiavano era una delle cose che lo entusiasmava di più ed era giusto farli, per l’amore con cui la condivideva.
Piero era un buono, una persona gentile e difficilmente ci si poteva scontrare con lui. Era magro, allampanato, con degli occhiali spessi e la montatura scura, aveva un suo stile, se vogliamo, un uomo d’altri tempi sicuramente. Sempre galante, mai, ma proprio mai, volgare e se qualche parolaccia gli usciva dalla bocca se ne scusava subito, imbarazzato.
La ricetta è arrivata grazie a Laura che ha pensato di condividere con me la ricetta che Piero le aveva scritto nel 1996 e che poi è diventato un cavallo di battaglia anche della sua mamma. Come ha detto lei, Piero torna ad affacciarsi nelle nostre vite. Nella mia è tornato così, sotto forma di torta e credo che gli avrebbe fatto piacere trovarla online.
La torta dell’Antonietta è una torta amaretti e ricotta, una versione classica che si traveste da sbriciolata nella preparazione. Poteva avere altri nomi ma d’ora in poi non avrà un nome diverso, almeno per me.
Ho apportato delle modifiche che vi riporto:
1. un po’ meno zucchero, con la presenza degli amaretti è già sufficientemente dolce.
2. non avevo l’Amaretto e l’ho sostituito con del rum scuro.
3. il procedimento di Antonietta era diverso e assolutamente particolare: la base della torta non era stesa al mattarello ma ricavata sempre dalla creazione di “passatelli dolci” proprio come la copertura… un metodo che rende particolare questa torta.
Spero mi perdonerà per questa variazione assolutamente convenzionale :)
Torta dell’Antonietta
300 g di farina 0
100 g di burro
150 g di amaretti
150 g di zucchero (io 120 g)
300 g di ricotta vaccina
2 uova
8 g di lievito per dolci
1 bicchierino di liquore amaretto (io rum scuro)
Sbriciolate gli amaretti tritandoli con un batticarne all’interno di un sacchetto di plastica.
Unite agli amaretti, la ricotta e un uovo mescolate e aggiungete il liquore. L’impasto risulterà morbido, se così non fosse aggiungete un po’ di latte.
Sul tagliere preparate la pasta facendo una fontana con la farina e il lievito setacciati e lo zucchero, unite al centro il burro morbido tagliato a cubetti e l’uovo. Aiutatevi con una forchetta e cominciate a mescolare l’impasto poi passate a lavorarlo con le mani fino a formare una palla. Dividetelo in due parti (una un po’ più grande dell’altra).
Sistemate la parte più piccola n frigorifero. Stendete la parte leggermente più grande fra due fogli di carta forno e rivestite il fondo di una tortiera da 24 cm di Ø. Coprite con la crema di ricotta e amaretti, livellate e prendete l’altra metà dell’impasto, sistematelo nello schiacciapatate (quello per fare i passatelli per capirci) e create dei vermicelli lunghi qualche centimetro, tagliateli usando una lama e proseguite fino ad esaurire l’impasto, distribuendoli direttamente sulla torta.
Infornate a 180 °C per 40/45 minuti. Una volta raffreddata spolverate con zucchero a velo.
Secondo me Mari Piero non solo è stra felice, ma se n’è pure venuto a prendere qualche pezzetto… è troppo bella e buona sta robina qua, ma poi i passatelli dolci…. <3 <3 <3 …
A casa Manù, se c'è una cosa che non manca mai è il liquore all'amaretto, assieme al Rum, al Brandy, all'anice e al whisky (di quest'ultimo poi ho diverse bottiglie riportate da mio fratello e da mio cognato durante i loro viaggi..). Non amo i super alcolici, ma adoro le loro bottiglie ed il loro aroma… un sacco… e poi .. sia mai che un goccetto ci scappa nella tortina… no?
E' proprio da fare questa, soprattutto in questi giorni novembrini in cui il forno scalda più del caminetto… ah, quanto mi piace accenderlo….
Hai fatto una cosa dolcissima Mari nel ricordare questa persona.. Lo hai descritto benissimo che me lo sono visto davanti, accanto a te che guardate un muro enorme di terra….
Grazie….
Manù
la faccio anche io così è buonissima
Questa torta dev’essere deliziosa ed è anche molto originale nella presentazione.
Ed i ricordi che porta con sé le danno un valore aggiunto.
Grazie per averla condivisa.
A presto.