Piadot – i biscotti romagnoli
Quello che è accaduto due settimane fa in Romagna ha dell’incredibile. Il disastro è stato affrontato in maniera un po’ insolita agli occhi dell’opinione pubblica cioè con un sorriso, con il vedere il bicchiere mezzo pieno, con la fratellanza. Lo stupore che questo atteggiamento ha saputo generare mi ha lasciata perplessa. Ma come si può affrontare una cosa così se non in questo modo? Se non rimboccandosi le maniche e aiutando chi si è trovato in difficoltà?
C’è da aggiungere che in effetti il romagnolo medio non ha la lacrima facile, che vive con pudore la manifestazione del dolore profondo soprattutto le vecchie generazioni. Per questo è più facile sentirlo cantare che piangere. È anche vero che i canti nelle città sono stati intonati dai ragazzi e questo l’ho trovato davvero sublime. Mi ha emozionata riconoscere in loro un atteggiamento di comprensione nei confronti dei più anziani, il piacere di stargli intorno non solo per aiutarli fisicamente ma anche per non lasciarli soli. Ho impresso nella mente questi momenti mentre camminavo tra le cataste di macerie nella strade di Faenza e mi sono ripromessa di non dimenticarmene. La critichiamo spesso questa nuova generazione credo invece che dobbiamo solo lasciargli spazio e dargli modo di esprimersi.
Per aiutarmi a non lasciar andare queste emozioni ho scelto di preparare dei biscotti della tradizione romagnola, i Piadot o Gialletti. Non fanno parte della mia storia personale, la ricetta arriva dalla maestra di cucina Giorgia Lagosti e molto probabilmente sono più comune nella Bassa Romagna, ossia del ravennate che del riminese. Il nome richiama la piada. Che sia perché nei primi del novecento la piada veniva preparata con farine di seconda scelta, non raffinate e dalle fonti spesso si usava anche il granturco?! Questa è una mia riflessione che non ho verificato ma la butto lì, disponibile a una discussione.
Test assaggio superato alla grandissima. I piadot sono quel tipo di biscotti ruvidi, grossolani (e si vede a occhio) e anche facili da fare. Aggiungo che se avete cuore di lasciarli un po’ nella scatola di latta diventeranno ancora più buoni. Per preparali ho usato della farina gialla di Storo, che “prodotta in Trentino dalla macinatura del mais di Storo che ancora oggi viene coltivato rispettando rigorosamente i cicli della natura così da garantirne l’antica qualità” regalo della cara Emanuela, la dolce peonia.
Piadot – i biscotti romagnoli
450 g di farina di mais (io gialla di Storo)
200 g di farina bianca 0
200 g di zucchero
2 uova
150 g di burro
i semi di mezzo baccello di vaniglia
sale marino integrale
succo di mezzo limone
100 g di uvetta sultanina
Ammollate in acqua tiepida l’uvetta.
Miscelate le farine, aggiungete lo zucchero, le uova, il burro tagliato a quadretti, il succo del limone, un pizzico di sale e i semi di vaniglia. Iniziate a impastare gli ingredienti e da ultimo aggiungete l’uvetta ben scolata e asciugata.
Dividete l’impasto in palline di circa 20 g l’una. Sistematele sulla leccarda foderata da carta da forno. Schiacciatele delicatamente con il palmo della mano e infornate a 180 °C per 20 minuti o fino a doratura.
Non si sa mai che cosa dire in questi momenti perché sembra tutto così banale…
Grazie per aver documentato e per queste tue parole..
I biscotti sono proprio come piacciono a me, belli ruvidosi! Non ho la farina di Storo, ma forse un qualcosa riesco a trovare…
Un abbraccio fortissimo.
Manù.