Fave dei morti (secondo Artusi)
Le fave dei morti sono un piccolo dolce che trova la sua origine negli usi del mondo romano quando la fava, quella vera, era offerta alle divinità degli inferi e per questa associata alla morte.
In Romagna, fino a un centinaio di anni fa, durante la festività dei morti si mangiavano le fave. Le fave secche venivano lessate, condite con le cotiche e il rosmarino e se ne lasciava qualche scodella anche sui davanzali, come offerta ai poveri di passaggio.
Anche Artusi cita una ricetta che si preparava in occasione di queste feste alla base della quale c’erano sempre le fave. Lui parla di fava baggiana, che è la varietà con i semi grossi e che in cottura si schiaccia un po’ al centro, con cui si realizzava sempre una minestra cotta nell’acqua insieme all’osso di prosciutto. Da questo tipo di seme deriva la parola baggianata – bugia, frottola, poichè si fa riferimento ad alcune monete che valevano poco e che forse somigliavano nella forma ad una fava.
Insomma, tutta questa premessa per spiegare che le fave dei morti, i piccoli biscotti a base di mandorle che si trovano in questo periodo, derivano da tradizioni antiche che si sono consolidate e trasformate nel corso del tempo.
La ricetta che ho utilizzato non avendone una mia è presa dall’Artusi, che ne trascrive tre varianti, due che definisce “di famiglia” e una “più fine”. Ho scelto una di quelle di famiglia e per confezionarle mi sono ispirata alla descrizione che fa Giovanni Manzoni, storico locale, il quale suggerisce di schiacciare con un dito il centro di questi piccoli bastoncini per cercare di dargli la forma di una fava.
Le versioni romagnole di fave dei morti si differenziano principalmente per l’aroma che viene aggiunto: alchermes, rosolio, caffè, acquavite ma anche pinoli e noci al posto delle mandorle.
Fave dei morti secondo la ricetta Artusiana
(per 60 fave)
200 g di mandorle
100 g di farina (di farro)
100 g di zucchero
1 uova
30 g di burro
1 cucchiaio di rosolio (oppure scorza di limone, cannella o acqua di fiori d’arancio)
Eliminate la pellicola delle mandorle facendole bollire per un paio di minuti. Asciugatele e poi tostatele in forno per qualche minuto. Fate raffreddare.
In un mixer unite le mandorle tostate e lo zucchero e azionate il robot (facendolo funzionare a intermittenza per non surriscaldare la mandorla) fino a ottenere la farina di mandorle.
Unite al mix la farina, l’uovo, il burro ammorbidito e, infine, il rosolio.
Ricavate dei piccoli salamini di impasto e tagliate dei tocchetti, come se fossero gnocchi. Su ciascuna fava premete leggermente con il dito per creare un piccolo incavo.
Infornate a 180 °C per 10-12 minuti.
Questi biscottini non li conoscevo, devono essere davvero deliziosi, li proverò sicuramente. Ti faccio i miei complimenti anche perchè con questa ricetta onori la tradizione di questa nostra festa cristiana, che ricorda i nostri morti. Oggi la maggior parte delle persone festeggia Halloween, senza neanche conoscerne il vero sifnificato, una manifestazione che niente ha a che vedere con le notre tradizioni.
Ti faccio ancora tanti complimenti per questa ricetta e per il tuo blog, che seguo sempre. Bravissima.
Grazie Benedetta, sei tanto gentile!
A dir la verità, ho scelto di realizzare e pubblicare questa ricetta perchè una come me che racconta la storia delle sue tradizioni attraverso la cucina non poteva fare diversamente. Non avendo bambini piccoli Halloween non mi interessa e non mi interesserà mai, credo… già non sopporto il carnevale con i suoi travestimenti!
Un grande abbraccio
Mari, se tutte le baggianate fossero così dolci e buone…
Quanto mi piaci quando te ne esci con questa tua vena da archeologa…un sacco…
n on potevi scegliere se non una delle due versioni “familiari” tu… devo unire anche queste allo sfornamento operoso ed operante di questi giorni…
mi manchi un po’…
un bacino Manù
Tesoro, come sai leggermi tra le righe tu… <3