Piadina d’inverno con verza, patate e caciotta
Ho realizzato da poco di non aver mai incontrato nessuno che mi abbia detto di non apprezzare la piadina romagnola.
Su alcuni cibi ci si divide in vere e proprie fazioni ma sulla piadina no, impossibile. Per carità delle correnti possono esserci ma ci si scontra sullo spessore, gli ingredienti, le farciture ma non sulla piacevolezza di cenare con delle piade in tavola, quello non si discute, è per tutti un piacere soprattutto se le piadine sono appena fatte.
La piadina, insieme al cassone che è la sua versione chiusa, è nel dna di ogni romagnolo che, anche se lontano, continua a cercare di assaggiare questo pane identitario. E questa situazione la racconta Angelucci, ultimo assistente di Fellini, e non mi è difficile immaginare Federico girovagare fra i ristoranti romani obbligando i cuochi a preparargli la piada o i cassoni con le erbe, nel vano tentativo di ritrovare il sapore di quella preparata dalla sorella Maddalena. E pensare che in Amarcord non c’è un’inquadratura su qualcosa che somigli alla piadina, non un accenno a questo cibo del desiderio, lui che di sogni e desideri ha riempito i suoi film.
Come Federico anche Tonino (Guerra) considerava la piada di casa la migliore in assoluto, in terra romagnolala piadina è una di famiglia, è una sirena il cui richiamo non si spegne mai.
E questo pane romagnolo può accompagnare qualsiasi cosa salata e, anche se si storce un po’ il naso, dolce. In realtà la piada dolce si prepara anche se è decisamente un’altra ricetta ed è legata ad una festività del calendario… ma questa è un’altra storia.
La farcitura che ho scelto è un classico dei ripieni tradizionali, fino a cinquant’anni fa i cassoni in inverno erano farciti solo con le erbe di campo o con la verza saltata in padella. Per l’occasione ho preparato il contorno di verza e patate a cui ho abbinato della caciotta, negli abbinamenti la piada è piuttosto rigida: vuole dei formaggi freschi o appena stagionati, che profumano di latte e che si abborbidiscono fra le pieghe della sfoglia calda. E la cena è servita!
Piadina d’inverno con verza, patate e ciaciotta
Per 6 piadine:
300 g di farina tipo 00
200 g di farina di grano integrale
100 g di strutto (io di mora romagnola)
acqua tiepida q.b. (150 g circa)
la punta di un cucchiaino di bicarbonato di sodio
sale q.b.
Per la farcitura:
4 patate piccole
1 verza piccola
1 spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva q.b.
pepe q.b.
Caciotta al sale di Cervia q.b.
Preparate la fontana con le farine. Intorno alla fontana distribuite il sale e il bicarbonato. Mettete al centro i pezzetti di strutto con l’acqua e cominciate a sciogliere lo strutto nell’acqua incorporando poco a poco la farina (la quantità di acqua è indicativa, la consistenza dovrà essere mediamente soda).
Impastate per 5 minuti dopodiché lasciate riposare l’impasto per un’ora sotto un piatto o avvolto nella pellicola.
Pelate le patate, tagliatele a pezzettoni e sistematele in una casseruola grande con abbondante acqua fredda. Mettete la pentola sul fuoco e fate cuocere le patate. Dopo qualche minuto aggiungete la verza che avrete precedentemente pulito e tagliato a pezzi grossolani. Quando le verdure saranno entrambe cotte (ci vorranno circa 15 minuti in totale) scolatele.
Prendete una padella e versateci l’olio insieme allo spicchio d’aglio pulito. Fate soffriggere per qualche minuto e poi unite i cavoli con le patate, salate e pepate e continuate la cottura per qualche minuto.
Prendete il formaggio, eliminate la buccia e tagliatelo a tocchetti o striscioline.
Trascorso il tempo di riposo riprendete l’impasto e dividetelo in 6 porzioni. Stendete le piadine piuttosto sottili e cuocetele su di una teglia ben calda (è importante che la teglia sia rovente appena appoggiate la piada, poi abbassate la fiamma).
Farcite le piadine con la verza ripassata e i pezzi di caciotta.
Perché dici che la piadina con il dolce fa un po’ storcere il naso? A me piace tantissimo con un velo di formaggio morbido (per esempio il formaggio campagnolo, o eventualmente il raviggiolo) e un po’ di marmellata di albicocca. Oppure come supporto a squaquerone e fichi caramellati (fatti in casa, se possibile).
Comunque concordo con te: quella fatta in casa è sempre la migliore! E questo tuo abbinamento verza e caciotta mi ispira molto (e lo proverò senz’altro stasera :-)
Beh perchè la piada non nasce per il dolce, non dico che non sia buona, anzi, ma la sua vera morte è con il salato e mentre potrei fara a meno di una piada con la nutella non posso pensare di vivere senza quella squacquerone e rucola :)