Vin brulé classico
Il vin brulé lo preparavano i miei nonni romagnoli. Sulla stufa economica, quella che si alimentava a legna e che sopra aveva tutti quei cerchi che si montavano l’uno dentro l’altro, avete presente?
Quando lo sistemavano sul fuoco l’odore che si spandeva in cucina era inconfondibile, un mix di cannella e buccia d’arancia che penetrava anche i vestiti. Il loro vin brulé era senza troppe spezie (non c’era l’anice stellato per esempio) e annunciava definitivamente l’ingresso nell’inverno, era un rito a cui ci si sottoponeva con piacere.
Non credo di averlo mai preparato da quando vivo a casa mia, un po’ l’avevo dimenticato e un po’ mi sembrava impossibile da replicare perchè mancavano loro, i nonni, mancava la stufa e quel profumo di legna che brucia, inconfondibile. Ho superato le ritrosie ed ecco qua la mia versione del vin brulé: frutta e spezie insieme, da servire a fine pasto invece del digestivo.
Se però, per tanti motivi diversi, non voleste preparare un classico vin brulé preferendo qualcosa di analcolico vi rimando a una vecchia ricetta con succo d’uva (no, non è vino) che potrebbe essere sostituito anche dal succo di mele: il succo d’uva speziato. Una bomba di bontà!
Qui sotto ho riportato gli ingredienti e la procedura per preparare il vin brulé che vedete in foto. In realtà ci sono tante piccole varianti, tra ingredienti e quantità degli stessi che non esiste il vin brulé assoluto, lasciatevi guidare dalle vostre preferenze e sarete soddisfatti.
Buona cucina!
Vin brulé classico
750 ml di vino rosso (Sangiovese per me)
120 g di zucchero bianco
1 arancia bio
1 mela bio
1 stecca di cannella
6/7 chiodi di garofano
1 bacca di anice stellato
Ricavate con un pelapatate 2 strisce di buccia d’arancia, tagliate a rondelle metà della mela e tenete l’altra da parte.
In una pentola unite tutti gli ingredienti a freddo.
Portate a ebollizione il vino e lasciate sobbollire a fuoco basso per 15 minuti.
Filtrate il vin brulé e servitelo caldo decorando ogni bicchiere con fettine di mela e arancia a piacere.
Eccome se ce l’ho presente quella stufa Mari… da nonna era accostata la muro, in cucina e mi ricordo che ci faceva cuocere a me e mia sorella le ”nostre” piade, quando assieme a lei ci dilettavamo nella pratica (per meglio dire.. nonna ci forniva dei pezzi di impasto per farci star buonine mentre lei armeggiava con maestria e sicurezza).. e a casa della mia zia Netta (cioè la zia di mamma in realtà… ) c’è ancora quella stufa lì.. e quando la vado a trovare mi prepara sempre il caffè lì sopra…
Il vin brulè (ma credo che fosse più un vino cotto) me lo faceva sempre mio nonno Orazio quando stavo male… Dico che era più vino cotto perché non so quante (e se ) spezie mettesse… non era molto ferrato in materia… prendeva un pentolino, metteva dentro il vino, lo zucchero e via a scaldare… era buonissimo… <3
Mi piace questa tua versione da ''casa nuova'' .. 3 mi prendo anche l'idea del succo d'uca, dato che ne ho una bottiglia e non so che farci…
Per il resto… io son qui… <3
Oggi è bruttino il tempo ma ti mando un super caldo abbraccio..
Manù