Polpette di pane grattugiato al sugo

L’anno scorso una cara amica ha organizzato una gara di polpette.
Una vera gara, con tanto di classifica in cui a vincere non sono stata io ma le polpette al sugo di Paola. Mio marito ancora le nomina quelle polpette, morbide e gustose, avvolte dalla salsa rossa, erano la ricetta perfetta che però lei non ha mai condiviso, nascondendosi dietro una cosa che effettivamente con le polpette può essere valida: vado a occhio. La polpetta si presta a questa cosa perché più di ogni altra preparazione la consistenza la devi saggiare con le mani. Solo impastando il composto si capisce se è troppo duro o morbido, appiccicoso o secco.

Domenica scorsa proprio Laura di Ricette e Vicende ha pubblicato una foto in cui immortalava una bella pagnotta di pane, appena preparata da lei, chiamandola “pane a occhio”. E questa cosa mi ha fatto tanto riflettere su come, ad oggi, non si abbia più quella capacità di cucinare lasciandosi guidare dall’esperienza e dalla consuetudine. Lei, Laura, mi ha poi scritto che potremmo parlare di cucina d’abitudine, una definizione che ho amato all’istante. Subito ho pensato a quelle donne di una volta che preparavano la pasta fresca raccogliendo intorno a sé  uova e farina, senza bilance o altro ma solo basandosi sulla quantità di uova che si volevano usare e che, solitamente, coincidevano con il numero di ospiti a tavola. Piccole magie o semplice esperienza, non so.

Anche queste polpette di pane grattugiato sono nate un po’ a occhio ma, sapendo di dover trascrivere la ricetta, ho avuto l’accortezza di tenermi una bilancia vicino pesando man man che andavo ad aggiungere i vari ingredienti. Ecco quindi l’altra ricetta di riciclo preparata la scorsa settimana.
Sono buone queste polpette? Sì, tantissimo. Ricordano l’impasto dei passatelli ma molto meno saporito e più morbido. La salsa di pomodoro le vela e aggiunge una leggera nota acida che ci sta una meraviglia. Posso mettere la mano sul fuoco e dire che queste piaceranno a tutti. Giuro.

Polpette di pane grattugiato al sugo di pomodoro

(per 2-3 persone)
150 g di pane grattugiato
40 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
4 uova
50 ml di latte intero
100 g di ricotta fresca
sale
pepe nero

Per il sugo:
300 ml di salsa di pomodoro
1 spicchio d’aglio
olio evo q.b.

In una ciotola unite il pangrattato, il Parmigiano, il latte e aggiungete le uova leggermente battute in precedenza. Mescolate con un cucchiaio e in ultimo unite la ricotta ben scolata. Passate a lavorare l’impasto con le mani ne deve risultare un impasto denso ma morbido. In caso aggiungete qualche altro cucchiaio di latte. Salate, pepate e passate a formare le polpette, poco più grandi di una noce.
Fate scaldare in una padella 4 cucchiai di olio e saltateci le polpette a fuoco medio, una volta cotte tenetele da parte.

Preparate il sugo di pomodoro facendo scaldare dell’olio e aggiungendo lo spicchio d’aglio. Non appena l’aglio comincia a soffriggere aggiungete la salsa di pomodoro e un po’ di acqua. Salate, pepate e lasciate cucinare a fiamma dolce fino a quando la salsa di pomodoro non si sarà un po’ addensata. A questo punto unite le polpette al sugo e fate cuocere per 5/10 minuti. Servite subito con una spolverata di pepe nero appena macinato.

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5 thoughts on “Polpette di pane grattugiato al sugo”

  1. Vacca boia mari..le polpette ..
    Mia zia Anna,detta Netta ( cioè sarebbe la zia di mia mamma perché è la sorella di sua mamma,ovvero mia nonna) fa tutto così ..ancora a 87 anni tutto a occhio e se le chiedi la ricetta è tutt un “un pugn” “un gocc” … e te dici “Vabbè ho capito” … le ho chiesto una volta la ricetta del bostrengo e ho provato a rifarla ma… aaaahhh che ciofeca..
    Hai ragione, erano magicamente esperte e noi ci siamo un po’ accomodate sulla bilancia, la calcolatrice perdendo l’uso dei sensi…dovremmo riappropriarcene di nuovo,magari anche sbagliando.. sicuramente ne usciremmo più fiduciose delle nostre capacità orientative,non credi…
    Che spasso ste polpette … io adoravo quelle di nonna,ma soprattutto quelle di suor Eugenia la suorina che cucinava all’asilo dove andavo…erano meravigliose e le mangiavano tutti..
    toccherà mettermi a spolpettà me sa..
    Un abbraccio fortissimo
    Manù.

    1. Erano magicamente esperte, dici bene. Con i loro sensi sempre in allerta avevano un’arte fra le dita…
      Suor Eugenia doveva avere le stesse capacità!
      Un abbraccio bella amica mia

  2. “Cucina d’abitudine”… non avrei potuto trovare espressione migliore. Quei piatti che ormai prepari quasi ad occhi chiusi. Quelli che spesso sono una coccola, un conforto, perché rimandano il più delle volte all’infanzia. Come le polpette appunto (o la minestrina paradiso).

    1. Laura è un’insegnate e sa trovare le parole giuste. Pensavo proprio, dopo aver letto il suo commento, che sarebbe stato bellissimo averla come prof alle superiori. Ma siamo coetanee ;-)
      La minestra paradiso… cosa mi hai riportato alla mente!7
      Un bacione Lucia, noi abbiamo un caffè in sospeso… <3

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